Gli orientamenti che popolano la psicologia clinica e la psicoterapia sono molti e ciascuno porta con sé una visione del mondo e dell’essere umano.
Nel mio lavoro, pur integrando conoscenze provenienti da approcci diversi, mi rifaccio principalmente alla corrente del costruttivismo e in particolare alla Teoria dei Costrutti Personali di George Kelly (1955) e alle sue successive elaborazioni.
La conversazione terapeutica, in questo contesto, si configura come tecnica d’elezione alla quale si possono affiancare altri strumenti (TAT, griglie di repertorio, autocaratterizzazione, griglie di dipendenza,…) pensati per rintracciare assieme alla persona i modi che utilizza per dare senso a ciò che la circonda, alla sua vita e anche alle sue problematiche.
È in un clima di accettazione incondizionata, di ascolto autentico e di assenza di giudizio, che il terapeuta, con curiosità e profondo rispetto, cerca di comprendere e di guardare il mondo della persona attraverso i suoi occhi. Ne consegue che ogni percorso è personalizzato, unico e irripetibile come colei o colui che lo compie.
Diventa dunque la relazione stessa e il dialogo tra cliente e terapeuta, un luogo e un tempo in cui portare avanti insieme un viaggio all’insegna della collaborazione. Nel farlo ciascuno darà il proprio contributo all’impresa: da una parte il cliente come massimo esperto di se stesso e della propria vita, e dall’altra il terapeuta come esperto del lavoro terapeutico e del processo di cambiamento.
In questa cornice, i due possono iniziare da una parte a affrontare e comprendere il vissuto di sofferenza che la persona sperimenta, e parallelamente a tessere trame differenti all’interno di una storia di vita che potrà seguire strade nuove rispetto a quella a cui sembrava essere obbligata.