Come lavoro

Gli orientamenti che popolano la psicologia clinica e la psicoterapia sono molti e ciascuno porta con sé una visione del mondo e dell’essere umano.
Nel mio lavoro, pur integrando conoscenze provenienti da approcci diversi, mi rifaccio principalmente alla corrente del costruttivismo e in particolare alla Teoria dei Costrutti Personali di George Kelly (1955) e alle sue successive elaborazioni.

La conversazione terapeutica, in questo contesto, si configura come tecnica d’elezione alla quale si possono affiancare altri strumenti (TAT, griglie di repertorio, autocaratterizzazione, griglie di dipendenza,…) pensati per rintracciare assieme alla persona i modi che utilizza per dare senso a ciò che la circonda, alla sua vita e anche alle sue problematiche.

È in un clima di accettazione incondizionata, di ascolto autentico e di assenza di giudizio, che il terapeuta, con curiosità e profondo rispetto, cerca di comprendere e di guardare il mondo della persona attraverso i suoi occhi. Ne consegue che ogni percorso è personalizzato, unico e irripetibile come colei o colui che lo compie.

Diventa dunque la relazione stessa e il dialogo tra cliente e terapeuta, un luogo e un tempo in cui portare avanti insieme un viaggio all’insegna della collaborazione. Nel farlo ciascuno darà il proprio contributo all’impresa: da una parte il cliente come massimo esperto di se stesso e della propria vita, e dall’altra il terapeuta come esperto del lavoro terapeutico e del processo di cambiamento.
In questa cornice, i due possono iniziare da una parte a affrontare e comprendere il vissuto di sofferenza che la persona sperimenta, e parallelamente a tessere trame differenti all’interno di una storia di vita che potrà seguire strade nuove rispetto a quella a cui sembrava essere obbligata.

Un ricordo personale

Ricordo che stavo camminando in un vicolo dove qualche tempo prima avevamo fatto un aperitivo con alcuni compagni della facoltà di psicologia, quando ancora studiavamo a Parma, prima di trasferirci a Padova per i due anni di specialistica in Clinica. Era Alessio al telefono, amico fraterno, stimato collega e fine pensatore.

Aveva iniziato una scuola di specializzazione in psicoterapia proprio a Padova, dove lui era rimasto a vivere, e pur non ricordando una sola parola di quella conversazione ho ancora oggi la sensazione di energia che mi suscitò. Come se improvvisamente quelle parole risuonassero in me lasciandomi intravedere qualcosa che mi sembrava stessi cercando da tempo, senza sapere cosa fosse o dove fosse. Mi parlò della scuola, il CesipC, e della Teoria dei Costrutti Personali di G. Kelly. Un’esplosione.

Avevo trovato ciò che stavo cercando? La teoria aveva trovato me? Poco importa…
Mi piace pensare che il nostro sia stato allora, e sia ancora oggi, un incontro. Un incontro che descriverei come un’esperienza unica, un po’ come a volte capita con la musica: vibrare insieme, sentendoci pienamente noi stessi, e forse anche tanto altro ancora. Un sentire senza tempo dove passato, presente e futuro perdono i loro confini.

Quel pomeriggio devo aver camminato per molte ore.
L’anno successivo, alla ripartenza dei corsi, ero là.